Una festa di origine precristiana che culmina, dopo le cerimonie religiose e la benedizione del fuoco, con l’accensione di giganteschi falò che ardono tutta la notte.
Manifestazioni degne di nota in provincia sono quelle di Abbasanta, Aidomaggiore, Ardauli, Bosa, Boroneddu, Busachi, Ghilarza, Laconi, Norbello, Nughedu Santa Vittoria, Paulilatino, Samugheo, Scano Montiferro, Sedilo.
A Bosa la festa di S.Antonio coincide con l’apertura del Carnevale.
Un’antica usanza vuole che le persone compiano tre giri a destra e tre a sinistra del fuoco che arde in prossimità della chiesa cinquecentesca intitolata al santo.
Il gesto scaramantico preserverebbe dal mal di pancia.
A Boroneddu per l’occasione si prepara un dolce tipico a base di sapa chiamato “sa panischedda”, che viene offerto in piazza a tutti i partecipanti.
A Laconi, si balla al suono degli strumenti tipici della tradizione popolare attorno a “su fogone”, degustando i prodotti locali che vanno dalla carne, sapientemente cucinata, al vino, al formaggio e ai dolci, ma soprattutto a “su pani ‘e saba”, capolavoro dell’artigianato dolciario sardo.
Le celebrazioni, con l’accensione del grande falò (uno dei più grandi in Sardegna) e la prima uscita della maschera "Su Corongiaiu", avranno inizio alle 16.30 nelle adiacenze della chiesetta di Sant’Antonio.
A Nughedu S.V. la sera della vigilia falò e cena in piazza per tutto il paese.
Il giorno successivo, si svolge l’asta del dolce tipico “sa panada”.
A Sedilo la mattina della vigilia, i bambini, in osservanza di un antico rito, si recano nelle case del paese a “pedire sa fitta”, ricevendo in dono i caratteristici “pabassinos”.
Di pomeriggio, nel piazzale adiacente la chiesa si svolge un’asta (sos prozzettos) che ha come fine ultimo l’acquisizione di diversi prodotti (agnelli, formaggi, vini e dolci).Il ricavato è devoluto in beneficenza alla chiesa.